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Albano, Tessere la speranza. Il culto della Madonna vestita lungo le vie del Giubileo

La soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale presenta la mostra tessere la Speranza dal  13 aprile -27 maggio 2017 presso il  museo diocesano di Albano...

Albano Piazza

La soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale presenta la mostra tessere la Speranza dal 13 aprile -27 maggio 2017 presso il museo diocesano di Albano Laziale, palazzo Lercari, via Alcide De Gasperi 37

Dopo il grande successo ottenuto a Roma, nel dicembre e gennaio scorsi, con l’allestimento presso Palazzo Patrizi Clementi, la mostra “Tessere la speranza” diventa itinerante trovando spazio, dal prossimo 13 aprile e fino al 27 maggio, nella splendida cornice del settecentesco Palazzo Lercari, sede del Museo Diocesano di Albano. La mostra, dedicata al culto delle “Madonne vestite” nel Lazio, una manifestazione del sacro diffusa in tutto il mondo cattolico fin dalle origini del Cristianesimo e che coinvolge la storia dell’arte, della devozione e del costume, intende ripercorrere, lungo i cammini di fede di S. Francesco, S. Paolo e S. Benedetto, la storia devozionale del Centro Italia, attraverso sacri abiti e preziosi paramenti, con un focus particolare sulle testimonianze provenienti dal territorio della Diocesi di Albano.

L’idea della mostra nasce dalla volontà di presentare al pubblico, a chiusura del Giubileo della Misericordia, importanti testimonianze della religiosità popolare, in particolare oggetto di recenti restauri, come nel caso della Madonna del Rosario conservata nella Chiesa di S. Andrea Apostolo a Vallerano, monumento danneggiato dal sisma del 30 ottobre 2016. I simulacri, punto di riferimento per intere comunità, erano realizzati prevalentemente in legno e impreziositi da ricchi indumenti, ricevuti in dono dai devoti e ricamati con pietre preziose, soprattutto perle, coralli e ametiste, il cui valore simbolico richiamava concetti di eternità, contemplazione, salvezza. La preziosità dei decori e le tipologie dei tessuti creano un continuo rimando tra abiti delle Madonne e paramenti sacri della Diocesi, svelando un comune sostrato artigianale, ma anche storico-artistico e antropologico. Dietro la tessitura e il ricamo, l’uso di pietre lucenti o la scelta del colore per specifiche esigenze liturgiche, le vesti sacre testimoniano l’antichità del rito, la paziente cura che diventa arte e che, da arte, si fa cultura e tradizione.

La sinergia messa in atto dalla Soprintendenza e dal Museo Diocesano di Albano valorizza manufatti di una bellezza sorprendente, ma arricchisce anche quel valore identitario di luoghi che sono memoria e futuro per le comunità.


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